Sventolano le bandiere dei quattro mori quando, nella notte del 16 luglio, le pale eoliche lasciano il porto industriale di Oristano-Santa Giusta. Dopo più di tre ore il convoglio è riuscito a superare il presidio dei manifestanti presenti contro la speculazione eolica, dirigendosi verso il parco eolico di Villacidro. Come riportato da La Nuova Sardegna, le pale andranno a sostituire le vecchie già presenti nel parco.

Su questo punto i manifestanti sono dubbiosi e c’è già chi parla di nuovi parchi per la costruzione degli impianti. “Tanti cittadini sardi trovano vergognosa questa invasione eolica che la regione ha permesso” sostiene Giulia Moi, Ex Parlamentare Europea. 

Invasione che trova in accordo la neo presidente Todde che, poco tempo fa, ha approvato una moratoria di 18 mesi che blocca ogni nuovo progetto di energia rinnovabile, eolico e fotovoltaico. 

Il Grig (Gruppo di intervento giuridico), associazione che si batte contro gli abusi dell’eolico in Sardegna, ha calcolato che a settembre 2023 risultavano ben 711 istanze di concessione a nuovi impianti.

La moratoria tuttavia è stata giudicata debole dall’opposizione di Fratelli d’Italia che chiedeva un intervento più deciso per fermare le speculazioni. Come riporta L’Indipendente, “nello specifico, il Grig rileva la scarsa forza giuridica di cui è provvista la legge: secondo il gruppo, una norma regionale che preveda la moratoria delle procedure ovvero la sospensione delle autorizzazioni delle centrali eoliche e fotovoltaiche sul proprio territorio regionale verrebbe con altissima probabilità impugnata per conflitto di attribuzioni (art. 127 Cost.) dallo Stato davanti alla Corte costituzionale con esiti abbastanza prevedibili. Inoltre, il fermo avanzato dalla legge riguarderebbe non tanto le concessioni, quanto la realizzazione delle opere, il che significa che un progetto potrebbe esser autorizzato, ma non potrebbe esser concretamente realizzato”.

Il caso è di per sé spinoso e già in passato si è cercato di capire dove iniziassero le speculazioni e le ragioni del rinnovabile. Secondo i numeri del 2023, la Sardegna è la quinta regione per numero di impianti con quasi 2000 torri in meno rispetto alla Puglia. Proprio in Puglia le proteste non mancano di certo per quelle turbine alte 200 metri a meno di un chilometro da Calendano, ma anche per i terreni espropriati nel Foggiano per far spazio ai parchi eolici. Proteste che si sono susseguite anche in SiciliaBasilicata e Calabria, tra le regioni che hanno più di mille impianti. 

Il comun denominatore di queste manifestazioni non è uno schieramento contro le rinnovabili ma la salvaguardia di un territorio, di una storia e di un paesaggio di indicibile bellezza e unicità. Perdere il treno di queste energie alternative è qualcosa che l’Italia non può permettersi, ma non può neanche lasciare i suoi cittadini inascoltati. In particolare quelli sardi, che vivono condizioni di isolamento puro. Trasporti che dentro l’Isola sono pressoché assenti, ben lontani dall’alta velocità e dai viaggi nel “continente” riservati agli eletti che trovano offerte o che possono permettersi voli che spesso finiscono a costare più di 600 euro. In una ricerca del Professor Perticone, si evince lo stato di emarginazione dalle risposte dei sardi in merito al tema dei trasporti con viaggi che spesso sono associati a sacrifici e non al divertimento che dovrebbero portare. 

Come scritto inizialmente, nei presidi che si moltiplicano sventola fiera la bandiera della regione, ma non quella dell’Italia che, nuovamente, si è resa complice dell’abbandono della sua Isola. Di tutti i principali quotidiani nessuna prima pagina è dedicata a ciò che si è consumato in quel di Oristano. Eppure non mancano gli approfondimenti sulle 40mila richieste giornaliere della Pelosa di Stintino, sulle vacanze di Fedez, Sinner, Bezos, Gates tra Olbia e Porto Cervo o sulle spiagge di Temptation Island. 

D’altronde, Italia non vede, Sardegna non duole. 


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